Lezione 1 - Umanesimo e Rinascimento
Classi 4° A/B/C Linguistico - Lez. 1
Umanesimo e Rinascimento: Contesto storico e culturale.
I secoli XIII e XIV sono caratterizzati da importanti trasformazioni di carattere economico- sociali che modificano in tutta Europa il modo di vivere e le forme di organizzazione della cultura.
La civiltà comunale si impone gradualmente, ma in modo decisivo, e la nuova economia artigiana e mercantile sostituisce gradualmente l'economia agraria, basata sul latifondo nobiliare e sulla servitù della gleba. Tale processo, che giungerà al culmine durante l'Illuminismo e la Rivoluzione Francese, si traduce con la costituzione in Italia dei Comuni che sostituiscono il contado, costruendo veri e propri stati regionali che trasformano sia la cultura, sia la Weltanschauung complessiva (la visione del mondo che caratterizza un'epoca).
Il movimento di trasformazione politica ed economica che, a partire dal Trecento, giunge al proprio culmine nel Cinquecento, segna l'ascesa della borghesia e l'affermarsi di un'economia manifatturiera e mercantile.
Dal punto di vista politico si assiste alla nascita di nuovi Stati nazionali che sostituiscono le due istituzioni universali, ormai in crisi, che avevano caratterizzato l'epoca medievale: l'Impero e il Papato.
Alla trasformazioni economica, politica e sociale, si accompagna la ricerca di valori nuovi, ricercati sopratutto nel mondo classico. La riscoperta del mondo greco e latino, porta ad una rivalutazione della vita terrena e attiva rispetto alla cultura medievale che era stata incentrata sulla religione e sulla salvezza dell'anima, sull'importanza dell'individuo quale artefice del proprio destino, sulla rivalutazione dei sentimenti e della bellezza.
Già nel Quattrocento sul piano politico giunge a compimento il processo di costituzione delle grandi monarchie nazionali: a quella inglese, la più antica, si aggiungono quella francese, alla fine della Guerra dei Cent'anni, e quella spagnola, con l'unione dei regni di Castiglia e di Aragona e la cacciata dei Mori.
La nascita delle monarchie nazionali vede instaurarsi l'alleanza tra i sovrani e la borghesia, contro l'aristocrazia terriera che continua a conservare molti dei suoi privilegi.
L'Umanesimo e Rinascimento: aspetti generali.
Nel Medioevo la natura era considerata come dominata dalla volontà divina: ciò portava l'uomo ad esprimere un atteggiamento di profonda sottomissione, di fatalistica rassegnazione rispetto ad una natura che viene subita. Le nuove attività economiche che si stanno affermando (artigianato, manifattura e commercio) risultano essere indipendenti dagli eventi naturali e legate invece alle capacità individuali. Esse richiedono quindi lo sviluppo della tecnica, basata sulla comprensione delle leggi naturali che devono essere usate a vantaggio dell'uomo, uomo che viene considerato nuovo fulcro dell'universo, punto di unione di ogni relazione, vera copula mundi, artefice della proprio destino e della propria stessa natura (homo faber fortuna sui = l'uomo artefice del suo destino).
Il nuovo modello economico risulta essere quindi una componente importante per il definirsi del nuovo atteggiamento dell'uomo verso la natura, caratteristico del Rinascimento: la nuova economia mette al primo posto la “vita activa” rispetto a quella contemplativa; diventano importanti il lavoro, ma anche gli scambi sociali, l'impegno atto a migliorare la propria condizione e il contributo al benessere e alla ricchezza della propria città.
La riscoperta dell'antichità caratterizza entrambi i movimenti, Umanesimo e Rinascimento: se è vero che Platone e, sopratutto, Aristotele erano stati i riferimenti filosofici del Medioevo e della Scolastica, i filosofi rinascimentali ne riprendono il pensiero originario, scevro degli influssi mistici e religiosi tipici del Medioevo, dando vita rispettivamente a due diverse scuole di pensiero.
Nascono così rispettivamente l'aristotelismo, con sede a Padova, e il platonismo, con sede a Firenze, quali filosofie ispirate al pensiero platonico e aristotelico e centri propulsivi di rinnovamento culturale.
Nasce inoltre una vera e propria filosofia della natura in cui convergono l'attenzione per l'esperienza e l'osservazione sperimentale, ma anche gli elementi magici e alchemici: da tutto ciò avrà origine la scienza moderna. In ambito politico, con l'avvio delle nuove monarchie nazionali, nasce lo Stato moderno e la nozione di sovranità nazionale. In conseguenza di tutto ciò anche la teoria politica, sganciata dalla religione medievale a cui era stata assoggettata, dalla morale, aspira a proporsi come scienza politica, un ambito di conoscenza autonomo e con principi propri, ad opera di Niccolò Machiavelli.
Ma anche in ambito religioso si verifica un importante movimento di rinnovamento con la Riforma Protestante, l'Umanesimo di Erasmo e la Controriforma che segneranno una profonda frattura ideologica in tutta Europa.
L'Umanesimo: aspetti peculiari.
L'Umanesimo indica il vasto rinnovamento culturale che prepara e precede il Rinascimento. Il termine culturale identifica due aspetti essenziali di tale movimento: da una parte si caratterizza come sviluppo di un nuovo sapere, legato alle humanae litterae; dall'altro come una trasformazione di atteggiamenti nel modo di rapportarsi alla realtà (la natura, la religione, l'uomo) e della visione complessiva del mondo nel suo insieme. Questi due aspetti sono profondamente legati fra loro: la riscoperta degli autori e dei testi antichi si rivela come ricerca di nuovi valori che siano autorevolmente fondati. È proprio nelle antiche civiltà greca e latina che si riscontrano l'amore per la vita terrena, la bellezza, l'esaltazione della dignità dell'uomo e delle virtù civiche, valori tutti che contraddistinguono la nuova cultura umanista e poi rinascimentale.
Pur non esistendo un manifesto organico e intenzionale che rispecchi fedelmente gli intenti degli umanisti, nelle loro opere e nel loro pensiero si sviluppano in modo graduale i vari temi: dalla centralità dell'uomo all'importanza degli studi filologici, al nuovo interesse per la famiglia, gli affari e per la vita quotidiana.
Diversi storici hanno sottolineato come l'Umanesimo risulti essere un elemento di rottura rispetto all'epoca medievale e totalmente distinto dal Rinascimento, mentre altri l'hanno considerato come unito indissolubilmente al Rinascimento e ad esso complementare.
Tra le figure di spicco di questo periodo troviamo Francesco Petrarca che nelle sue opere racconta sopratutto di sé, delle proprie incertezze e contraddizioni, delle proprie aspirazioni, rifacendosi agli scritti confidenziali di Agostino di Ippona, che Petrarca sceglie quale interlocutore privilegiato nella sua opera Secretum, in cui esprime la lacerazione profonda esistente tra esigenze spirituali e beni materiali, i temi della morte e del sentimento di colpa, che bene esprimono il nuovo sentire umanistico dell'individualità e della scoperta di sé.
Altro interprete dell'Umanesimo è Leon Battista Alberti che, in qualità di artista, rivendica il ruolo fondante dell'arte antica, in cui dominano proporzione e armonia, che considera la massima espressione del bello artistico. Nei suoi dialoghi intitolati Della famiglia, egli traccia un quadro esauriente del nuovo stile di vita del mercante: pur non essendo un'opera squisitamente filosofica, tali scritti sono interessanti in quanto delineano in modo esaustivo la nuova mentalità che si va affermando nella società umanista. Il mercante è l'accorto padre di famiglia che, aiutato dalla famiglia, gestisce i propri affari in modo saggio e proficuo: egli tratteggia una nuova filosofia pratica del mercante su come percepire sé stesso e il proprio ruolo sociale, i rapporti con gli altri e su come deve gestire le masserizie, cioè i propri beni. Alberti fa dire al mercante che tre sono le cose che gli appartengono veramente: l'animo, il corpo e il tempo. La prima è la capacità di agire secondo virtù, senza mai dubitare di sé, instaurando buoni rapporti umani con gli altri e non cadendo vittima delle passioni. La seconda riguarda la salute del corpo, ottenuta attraverso un sano esercizio fisico e la dieta. Ma è sopratutto il tempo che rappresenta l'aspetto più importante dal punto di vista filosofico: l'amministrazione oculata del tempo finalizzata al miglioramento delle proprie condizioni di vita, in quanto il tempo non è più un bene di Dio, come avveniva nel Medioevo, ma è opportunità propria dell'uomo, è parte integrante della natura umana, come il corpo.
Mentre nel Medioevo il tempo era scandito dalle campane della chiesa, che suonavano all'alba, a mezzogiorno e al tramonto per indicare l'inizio della giornata lavorativa, la pausa per il pranzo e la fine del lavoro, in quanto il tempo scandiva le attività contadine che seguivano il ritmo delle stagioni e dei raccolti e l'uomo subiva il tempo della natura senza poterlo controllare, ora invece, con l'introduzione dell'orologio meccanico nelle torri dei palazzi comunali, vengono scandite le ore e le loro frazioni, è il tempo dei mercanti ad essere scandito e misurato con precisione: è il tempo che l'uomo gestisce e amministra come fosse un proprio bene, che amministra non solo per tradurlo in guadagno finanziario, ma anche in relazioni sociali e nello studio, visto che diminuisce continuamente e che costituisce un capitale da impiegare in modo proficuo.
Terzo esponente di tale periodo è Lorenzo Valla, celebre soprattutto per i suoi studi filologici che portano alla confutazione della «Donazione di Costantino», l'atto che legittimava il potere temporale della Chiesa. Valla, nel De falsa credita et ementita Constatini donatione, che documentava, secondo la Chiesa, l'autenticità della donazione da parte dell'imperatore Constantino di parte dei territori appartenenti all'Impero d'Occidente al Papa, sosteneva che la presenza di gravi incongruenze linguistiche, di incoerenze e di improprietà, rendevano inequivocabilmente tale scritto un falso clamoroso, scritto non all'epoca di Costantino, ma di Pipino il Breve, cioè molto tempo dopo. Valla inoltre dal punto di vista filosofico nel dialogo intitolato prima De voluptate e poi De vero falsoque bono, si rifà all'Epicureismo reinterpretato in chiave cristiana. Egli afferma che, comunemente, si considera bene ciò che procura piacere, voluptas, come i beni del corpo: salute, bellezza e vigore; la ricerca del piacere sarebbe il vero motivo dell'azione umana, anche se spesso la si maschera con l'uso di altri nomi o concetti. Secondo Valla il punto di vista che regola ogni giudizio umano sarebbe l'utilità. Ciò vale per lo stesso Cristianesimo: il cristiano rinuncia ai beni terreni per aspirare a beni maggiori nell'aldilà; rinuncia quindi ai piaceri immediati per un piacere infinitamente maggiore, per una divina voluptas: ma anche in questo caso la scelta è legata al piacere e all'utile.
Lo studio della filologia (dal greco philos = amante e lógos = discorso) che caratterizza fortemente l'Umanesimo, letteralmente la disciplina che studia il linguaggio e, in senso più specifico, studia i documenti testuali per interpretarli secondo il loro significato originario. Nel mondo romano classico il termine philología indica l'amore per gli studi letterari e per la conoscenza dell'antichità in genere; nel Medioevo è usato quale sinonimo di sapienza, in particolare letteraria.
La filologia assume durante l'Umanesimo una particolare valenza filosofica, intesa com'è al recupero dell'autenticità storica di opere che la tradizione medievale aveva modificato spesso profondamente, interpretandole secondo la visione cristiana.
Attraverso il ritorno ai testi classici la filologia è, in questo periodo, strumento della riscoperta dell'antichità in generale e dei valori di impegno civile e di positivo attaccamento alla vita terrena da essa espressi. Proprio il fatto che questi valori si possano rintracciare nei testi classici costituisce per gli umanisti un'autorevole base della loro legittimazione. Allo scopo di recuperare il significato originario, quando il manoscritto originale non era più disponibile, ma esistevano soltanto sue trascrizioni, venivano raccolte e confrontate tutte le sue versioni disponibili, come fa Nicoletto Vernia per le opere di Aristotele. Anche Marsilio Ficino traduce i dialoghi platonici e le Enneadi di Plotino dall'originale greco, per sgombrare il campo da tutte le traduzioni parziali elaborate in epoca medievale. Il ritorno al messaggio autentico del testo originale riguarda anche gli stessi Testi Sacri.
Le traduzioni in lingua volgare della Bibbia, iniziate già nel Trecento, diventano poi sistematiche con Lutero e con la diffusione del Protestantesimo. Tali interpretazioni hanno lo scopo di ritornare al testo originario, con l'intento di criticare le interpretazioni di essa date dalla Chiesa Cattolica, ma dall'altra anche di rendere possibile a tutti l'approccio diretto con la parola di Dio senza l'intermediazione della gerarchia ecclesiastica.
Il Rinascimento e i nuovi atteggiamenti culturali.
Il termine Rinascimento è stato coniato dallo storico Jules Michelet nel 1840, ma già nel Settecento si faceva riferimento a tale epoca come «rinascita», ma rispetto ad ambiti di analisi limitati, come la rinascita delle lettere o della pittura: queste espressioni, così come il termine Rinascimento, sottolinea un'interpretazione storica, ampiamente condivisa, nell'Illuminismo che concepiva il Medioevo come periodo di decadenza seguito, appunto, dal Rinascimento.
Che si tratti di un'epoca che sia la naturale prosecuzione del Medioevo o di un'epoca di rottura, il pensiero rinascimentale risponde a trasformazioni di natura economica, sociale e politica.
L'affermazione del ceto borghese, che ne è la più matura espressione, e la comparsa di nuove attività che cambiano la condizione dell'uomo e il rapporto tra individuo e società: il passaggio da un'economia rurale e agricola a un nuovo tipo di economia basata sul commercio e la produzione artigianale, modifica radicalmente anche l'atteggiamento dell'uomo nei confronti della natura. Nell'economia rurale la natura veniva considerata quale entità incontrollabile e l'uomo dipendeva strettamente dagli eventi naturali: una gelata o la siccità potevano rappresentare per lui carestia, fame e, spesso, anche morte, e l'unica sua risorsa era quella di abbandonarsi fiducioso alla volontà di Dio e alla preghiera, mostrando un atteggiamento fatalista per cui solo Dio poteva controllare la natura, mentre all'uomo non restava altro che pregare e accettare il volere divino.
La nuova economia, invece, è largamente indipendente dagli eventi naturali: il successo economico è controllato ora dalle capacità dell'uomo e non da una forza incontrollabile e imprevedibile quale la natura o la volontà divina. La possibilità di essere indipendenti dai capricci della natura, pone anche l'esigenza di comprenderla e controllarla per i propri scopi.
Questo nuovo atteggiamento pone le basi della futura rivoluzione scientifica: l'uomo considera ora la natura come una realtà governata da principi prevedibili e, nonostante sia stata creata da Dio, essa non è più sotto il suo unico controllo. Viene così ripresa la prospettiva della filosofia greca secondo cui la natura è razionale e la ragione che guida la natura corrisponde alla ragione umana. Tale isomorfismo tra ordine naturale e ragione umana, rende l'uomo capace di capire la natura e di controllarla. Il Rinascimento, con le sue scoperte e invenzioni, costruisce un sapere finalizzato al miglioramento della vita materiale e non alla salvezza dell'anima o un sapere teologico finalizzato alla comprensione delle tematiche legate alla fede.
L'affermarsi di una mobilità sociale legata alle capacità individuali, permette di considerare l'uomo quale artefice del proprio destino, è faber fortunae suae, da ciò ne consegue la centralità che la riflessione sull'uomo assume non solo all'interno della Filosofia, ma anche del sapere in generale.
Anche il rapporto con Dio si trasforma nella stessa direzione: viene contestato il principio di autorità, l'individuo vuole essere protagonista della propria fede e stabilire un proprio rapporto diretto con Dio. La religiosità di Erasmo e la Riforma sono le espressioni più significative di un fermento significativo che influenza l'intera società. La gerarchia ecclesiastica viene messa in discussione, viene contestata la necessità di intermediari nell'interpretare le Sacre Scritture, viene comunque rivendicato il diritto da parte dell'individuo di avere un ruolo attivo nel vivere la propria fede.
Muta, come si è già visto in precedenza, l'atteggiamento nei confronti del tempo: ora esso è gestito dall'uomo, è scandito in modo molto più preciso, perché adesso coincide con il denaro (valore delle merci prodotte e salari degli operai). L'esigenza, fortemente sentita, di misurare il tempo con precisione, permette all'uomo di dominarlo, quantificando tutti gli aspetti della realtà, esigenza che prelude alla rivoluzione scientifica.
La stessa esigenza di quantificare e, quindi di controllo, si manifesta nei confronti dello spazio: tale sentire si manifesta nell'uso della prospettiva in ambito architettonico, dove lo spazio viene riprodotto in modo esatto, matematico. Anche in ambito geografico la cartografia diventa più fedele, finalizzata all'uso del commercio e della navigazione.
La nuova concezione della natura, la centralità dell'uomo, i nuovi atteggiamenti culturali che si vanno definendosi, costituiscono il presupposto essenziale per comprendere le diverse concezioni filosofiche che, pur non riducibili soltanto a questi aspetti, sono però profondamente radicate in questa realtà.
La filosofia rinascimentale.
La filosofia rinascimentale ruota intorno a due concetti fondamentali: la nuova centralità dell'uomo e una nuova concezione della natura.
L'uomo viene visto quale artefice del proprio destino, di un essere in grado di determinare la propria vita e il proprio posto nel mondo, grazie alle proprie capacità, potendo scegliere di essere pari a una creatura angelica, usando la ragione, oppure può scegliere di degradarsi a creatura animalesca, se decide di essere soggiogata dagli istinti più bassi: la libertà è prerogativa peculiare dell'uomo, come affermerà Pico della Mirandola. La natura è vista come un organismo razionale e dunque comprensibile dalla mente umana ed in sintonia con essa.
Queste due concezioni sono tra loro strettamente collegate, trovano espressione nella corrispondenza, che è comune a tutte le filosofie rinascimentali, tra microcosmo e macrocosmo: l'uomo è inteso quale microcosmo, la cui struttura, anche anatomica, ripropone quella dell'universo, del macrocosmo, che è anch'esso dotato di anima, come l'uomo.
La filosofia rinascimentale sviluppa la tematica della consonanza tra l'uomo e l'universo in diverse direzioni: sottolineando il ruolo dell'uomo come cocreatore, insieme a Dio, della realtà naturale, come affermerà Giordano Bruno; parlando dell'influsso degli astri sulla vita umana, come dirà Campanella; o sottolineando il ruolo dell'uomo come tramite medio tra il mondo naturale e quello spirituale, come sosterranno Cusano e Ficino; o ancora, riconducendo l'uomo e il cosmo agli stessi principi, sottolineando come entrambi siano animati e dotati di sensazioni, come dirà Telesio.
Pur ruotando intorno a un nucleo di temi unitario, la filosofia rinascimentale appare complessa sia per i motivi ispiratori, che le prospettive di ricerca che privilegia. Per quanto attiene al primo aspetto oltre al neoplatonismo, che costituisce il pensiero dominante dell'epoca, si affiancano anche l'aristotelismo, il pitagorismo e l'epicureismo, con l'interesse per le tradizioni magico-esoteriche che completano l'indagine sul ruolo dell'uomo nel cosmo. Per quanto riguarda il secondo aspetto, accanto al naturalismo e al problema del rapporto tra Dio e mondo, che sono i temi centrali della filosofia rinascimentale, acquistano importanza fondamentale la politica e la problematica religiosa legata alla Riforma e alla Controriforma.
Tuttavia spesso neoplatonismo e naturalismo, oltre a presentare aspetti comuni, a volte si sovrappongono: diventa difficile identificare i singoli influssi nei diversi filosofi e isolarli con netta chiarezza. Inoltre in tutti i filosofi di quest'epoca è spiccato l'interesse per la magia che trova dignità filosofica in quanto riferito alle dottrine pitagoriche e platoniche e, grazie a Ficino, agli scritti di Ermete Trimegisto.
Un altro aspetto che unifica i filosofi di quest'epoca è l'interesse spiccato rivolto all'indagine della natura: essa testimonia la centralità dell'uomo e della vita terrena, in cui la natura stessa viene divinizzata. La stessa teoria copernicana è unione delle sfere celesti e della Terra, dell'umano e del divino, inteso quale superamento della separazione delle vicende umane da quelle divine.
La razionalità della natura è condivisa sia dal naturalismo, di stampo aristotelico, sia dal neoplatonismo: da qui deriva la possibilità di studiarla e di comprenderla, permettendo così la nascita della mentalità scientifica.
Nel corso del Rinascimento si delinea la possibilità di controllare la natura, di cambiarne il corso, di utilizzarne le leggi per prevederne il comportamento. Sia Cusano che Bruno affermano che l'uomo deve cooperare con la creazione divina, mentre Telesio e Campanella sottolineano come l'uomo sia parte del vitalismo della natura, come possa conoscerla e trasformarla dall'interno, utilizzandone le leggi e le forze che la animano.