Lezione 6 - Bacone e la nuova scienza.

Classi 4°A/B/C Linguistico - Lez. 6

Bacone e il nuovo sapere.


Bacone è considerato il padre del metodo induttivo e uno dei fondatori del nuovo sapere scientifico. La sua riflessione filosofica parte da due presupposti principali:


- la concezione che il sapere debba avere come scopo la conoscenza della natura perseguita per fini pratici, cioè allo scopo di migliorare la qualità della vita umana;


- la necessità che il sapere debba essere cumulativo e collaborativo, cioè organizzato in modo che gli scienziati possano utilizzare i risultati via via raggiunti allo scopo di aumentare le conoscenze umane, permettendo, allo stesso tempo, agli studiosi di unire gli sforzi, cooperando a ricerche comuni e scambiandosi i dati di tali ricerche.


Onde permettere il raggiungimento di tali obiettivi, Bacone sottolinea quali necessarie alcune condizioni: la messa a punto di un comune metodo di lavoro in grado di consentire la standardizzazione dei dati delle ricerche e la loro elaborazione da una parte, dall'altra la necessità di organizzare in modo sistematico la ricerca, operando una ricognizione delle conoscenze condivise universalmente dal mondo scientifico e individuando le aree della scienza in cui, permanendo zone inesplorate, è necessario indagare mediante progetti di ricerca comuni, tali da rendere le eventuali scoperte sistematiche e non frutto di risultati occasionali.

Gli scopi e le condizioni della nuova scienza secondo Bacone rendono necessaria una vera e propria rifondazione del sapere, in grado di rompere con la tradizione e sopratutto con la conoscenza puramente teorica, privilegiando invece l'osservazione e lo studio dei fenomeni concreti, direttamente osservabili e controllabili mediante esperimenti.

A tale compito Bacone dedica buona parte della sua indagine filosofica e delle sue opere, presentando i risultati provvisori raggiunti nell'«Instauratio Magna», un'opera che verrà pubblicata nel 1620. Quest'opera riesce però a soddisfare solo in parte gli ambiziosi obiettivi che Bacone si proponeva.

Secondo il suo intento originario, l'Instauratio Magna avrebbe dovuto articolarsi in sei parti distinte:  la Divisione delle scienze, il Novum Organum o Principi dell'interpretazione della natura, la Storia naturale e sperimentale per la fondazione della filosofia, la Scala dell'intelletto, le Anticipazioni della Filosofia seconda, e la Filosofia seconda, ovvero scienza attiva: non tutte queste parti vengono pubblicate, in quanto incomplete, e anche le parti delle opere pubblicate risultano essere, in misura maggiore o minore, anch'esse incomplete. La sua opera più nota è comunque il Novum Organum, il nuovo strumento di aristotelica memoria, che rappresenta solo una parte del suo progetto di rifondazione complessiva del sapere, mentre nel 1623, pubblica in latino la Dignità e progresso del sapere che contiene una rassegna del sapere esistente e dei settori di ricerca da lui considerati ancora lacunosi e bisognosi di indagini scientifiche adeguate, allo scopo di rendere la ricerca maggiormente sistematica. Compito della nuova scienza per Bacone è quello di migliorare le condizioni di vita, realizzando un mondo libero dal bisogno affinché l'uomo possa dominare completamente la natura.

Lo stesso Bacone racconterà questa utopia tecnologica in un romanzo, La Nuova Atlantide, che verrà pubblicato postumo, dopo la sua morte, nel 1627.

Il frontespizio dell'Instauratio Magna reca l'immagine di un vascello che naviga a vele spiegate in mezzo a due colonne: la navicella dell'ingegno umano deve varcare le colonne d'Ercole, simbolo che dall'antichità simboleggiava i confini del mondo conosciuto, allo scopo di navigare nel mare aperto della scienza. Bacone rivendica quindi la necessità di un nuovo sapere che sia in grado di procedere a nuove scoperte e che non si limiti ad una semplice riorganizzazione di quelle tradizionali. Egli sostiene che l'uomo deve contare sulle proprie forze, e quindi sulla sua capacità di ricerca, e non sulle ricchezze già acquisite, cioè sul sapere che gli è stato tramandato.

Superare le colonne d'Ercole significa per Bacone che l'uomo deve avventurarsi nello studio diretto della natura e, per questa impresa, il sapere tradizionale si dimostra inadeguato: per Bacone è necessario costruire strumenti d'indagine conoscitiva nuovi e più adeguati alle esigenze del mondo moderno.

Secondo Bacone, infatti, la sola esperienza non è sufficiente come unica fonte di conoscenza, in quanto non garantisce allo scienziato la capacità di sapersi orientare all'interno di una molteplicità di dati, non tutti ugualmente significativi per lo sviluppo scientifico successivo. Per Bacone è necessario quindi che lo scienziato raccolga i dati in modo ordinato e li possa rielaborare secondo criteri oggettivi che ne consentano un'interpretazione univoca.

Il metodo induttivo, proposto da Bacone, rivaluta l'esperienza, che è la primaria fonte di conoscenza, affiancandole però l'uso della ragione. Usando una metafora suggestiva, Bacone paragona gli empirici, cioè gli studiosi che si servono esclusivamente dell'esperienza, a delle formiche che accumulano e conservano ciò che trovano, cioè i dati; mentre i razionalisti, coloro che fanno un uso esclusivo della ragione, Bacone li paragona a dei ragni che traggono da sé stessi il filo della propria tela, cioè che costruiscono le proprie teorie ignorando i contributi dell'esperienza; infine paragona gli scienziati alle api perché, come loro, traggono la materia prima, il nettare, dall'esperienza, ma la rielaborano con la ragione e il metodo, per produrre qualcosa di nuovo e di diverso, cioè il miele per le api, le teorie per gli scienziati.

L'attività dello scienziato non può quindi limitarsi alla semplice osservazione, ma deve essere finalizzata all'interpretazione della natura.

Per raggiungere tale obiettivo, come sostiene nel Novum Organum, Bacone afferma la necessità di partire dalla natura, eliminando tutte le false conoscenze e i pregiudizi che, offrendo soluzioni già pronte, ma sbagliate, possono vincolare ulteriori ricerche e il loro esito. Secondo Bacone bisogna essere cauti nell'uso della mente umana che, nell'interpretare la natura, può agire da specchio deformante e falsare il processo di conoscenza.

Occorre quindi per Bacone liberare anzitutto la mente dell'uomo dai pregiudizi soggettivi che deformano la realtà, impedendogli la conoscenza della stessa. Per tale motivo gran parte del primo libro del Novum Organum è da Bacone dedicata alla trattazione delle varie fonti d'errore che possono allontanare l'uomo dalla verità: di esse Bacone parla come di immagini che si frappongono tra l'uomo e la natura e le chiama idòla (immagini o fantasmi). Gli idòla rappresentano degli ostacoli sul cammino della verità, in parte provenienti dalla stessa natura dell'uomo, in parte, invece, sono dovuti all'adozione di modalità di pensiero acquisite, e l'uomo deve superare entrambi, divenendone consapevole.

Bacone, nella sua pars destruens, individua quattro diversi tipi di idóla, analizzandoli in dettaglio:

- gli idòla tribus che riguardano gli errori tipici della famiglia umana, chiamata appunto tribù da Bacone, derivanti dall'uso dell'intelletto. Tali errori consistono nell'attribuire ordine e regolarità a fenomeni osservati che ne sono privi, come nel caso delle orbite dei pianeti, ritenute erroneamente circolari, in quanto l'intelletto umano tende ad accogliere più facilmente interpretazioni che meglio si adattino alle conoscenze già possedute, evidenziando le osservazioni che le confermano e ignorando invece i dati che le smentiscono. Ma, oltre agli errori tipici dell'intelletto umano, tra questi idòla Bacone comprende anche le influenze esercitate sull'intelletto dalla volontà e dai sentimenti umani che spingono l'uomo a ritenere come verità ciò che è invece opinione e falsa conoscenza.

Bacone esamina poi gli idòla specus, cioè i fantasmi della spelonca, che comprendono gli errori tipici dovuti alla natura particolare del singolo individuo e alla formazione culturale in cui si è formato: educazione, abitudini, interessi e propensioni individuali che possono influenzarne il processo conoscitivo e la ricerca, rendendoli unilaterali e soggettivi, quindi non scientifici.

Un terzo tipo di errori sono dati dagli idòla fori, derivati dalle convenzioni e dai pregiudizi dovuti alla vita sociale: un ruolo particolare in essi occupano i fraintendimenti dovuti al linguaggio, in cui spesso erroneamente i nomi attribuiti alle cose vengono scambiati per le cose stesse, con il pericolo di dare per scontate l'esistenza di oggetti o di fenomeni che, in realtà, non hanno esistenza obiettiva mediante delle errate convinzioni. Gli equivoci dovuti al linguaggio rappresentano per Bacone un pericolo reale sia per il progredire della scienza, dove l'uso di terminologie diverse può creare notevoli fraintendimenti e fratture, frammentando e dividendo gli apporti dei diversi studiosi mediante sterili polemiche verbali, sia per il pericolo concreto di evidenti incomunicabilità e della mancanza di un necessario confronto degli esiti delle ricerche che, portando ad enfatizzare le differenze linguistiche piuttosto che l'intento comune di costruire un sapere scientifico comune e condiviso.

Il quarto tipo di idòla, esaminato da Bacone, sono gli idòla theatri che comprendono gli errori causati dai sistemi filosofici precedenti che, non essendo in grado di spiegare il mondo secondo termini scientifici, cercano di farne rappresentazioni fantasiose e suggestive, ma prive di alcun fondamento conoscitivo, come nel caso della cosmologia aristotelica o dell'origine del mondo rivendicata dalla Chiesa cattolica.


Il nuovo sapere e il suo metodo.


Se Bacone nella prima parte della sua opera vuole sgombrare il campo dai pregiudizi e dalle false conoscenze che possono ostacolare il progresso della nuova scienza, successivamente affronta il problema della costruzione di un metodo conoscitivo che permetta di dare ordine e sistematicità alle nuove conoscenze scientifiche.

A tale proposito Bacone propone l'uso del metodo induttivo allo scopo di muovere da osservazioni di serie di fenomeni particolari, onde giungere all'individuazione di principi e di leggi generali che permettano l'interpretazione univoca dei dati raccolti.

Il metodo baconiano si snoda in diversi passaggi:

- l'osservazione sistematica;

- la formulazione delle prime ipotesi o prima vendemmia;

- gli esperimenti per confermare o meno le ipotesi iniziali;

- individuazione dei principi generali;

- l'applicazione tecnologica dei principi per modificare la natura.

Bacone presenta e spiega i diversi momenti del suo metodo all'interno del Novum Organum, esaminando le singole tappe del processo.

Lo strumento principale dell'osservazione è costituito dalle tavole che consentono di porre ordine nei dati raccolti in modo ordinato allo scopo di individuarne le possibili correlazioni.

Le tavole costituiscono dei metodi per la raccolta sistematica dei dati e Bacone le suddivide in tre distinte tipologie:

- la tabulae presentiae, la tavola delle presenze, nella quale vengono registrate tutte le circostanze in cui il fenomeno indagato viene osservato (ad es. i casi in cui il calore viene osservato come il sole, il fuoco, i fulmini, la lana e così via;

- la tabulae absentiae, la tavola delle assenze in prossimità, in cui si registrano i casi in cui il fenomeno indagato non si presenta, nonostante sia lecito aspettarselo, perché si è manifestato già in casi simili, già individuati in precedenza (ad es. i raggi lunari, o la luce delle lucciole, i fuochi fatui e così via). La compilazione di questa tavola permette di eliminare alcune delle possibili associazioni tra variabili, suggerite dalla prima tavola: se infatti si fosse associata al calore alla luce, l'osservazione dei raggi lunari o delle lucciole permetterebbero di eliminare questa ipotesi;

- la tabulae graduum, la tavola dei gradi che, infine, registra le circostanze in cui il fenomeno osservato aumenta o diminuisce di intensità.

Nella procedura della ricerca delineata da Bacone, questo lavoro di raccolta di dati e di analisi preliminare delle ipotesi, standardizzato grazie all'impiego delle tavole, è accessibile a chiunque abbia la preparazione necessaria e può quindi essere svolto a prescindere da doti personali particolari. La scienza, a questo livello, deve diventare prassi normale, svolta da ricercatori istruiti a svolgere compiti determinati, ai quali non viene richiesto di produrre teorie o di fornire interpretazioni innovative dei dati.

Alla fase di raccolta dei dati, segue la loro elaborazione per giungere, attraverso l'uso del metodo induttivo, alla formulazione delle prime ipotesi generali o vendemiatio prima. Questo secondo momento della ricerca chiarisce meglio la procedura induttiva suggerita da Bacone: sono le stesse osservazioni, dice Bacone, che quando sono interpretate in modo corretto, mostrano quali ipotesi sono percorribili per arrivare ad una generalizzazione del fenomeno e alla possibile individuazione della sua causa. Bacone procede per esclusione: l'analisi di ogni istanza delle tavole precedenti conduce ad individuare la mancanza di relazione tra il calore, ad es., e una delle possibili ipotesi sulla sua natura: le osservazioni mostrano che il calore non sempre è correlato con la luce, né con il fuoco, né con materiali specifici.

Mediante il confronto tra le diverse ipotesi esplicative e con i dati delle tavole, Bacone elimina le ipotesi contraddette, anche da una sola osservazione, fino a poter individuare il denominatore costante dei fenomeni osservati.

Poiché il fenomeno che sempre si accompagna al movimento è il calore, Bacone ripercorre tutte le istanze delle tre tavole che vengono confrontate con questa variabile, senza che vi siano delle contraddizioni e ne trae una definizione generale. Bacone indica quindi che qualsiasi definizione conseguente al suo procedimento, costituisce una definizione disponente nel senso che si tratta di una definizione operativa che deve essere successivamente tradotta in termini applicativi.

Il passaggio dalle tavole alla «prima vendemmia» e da questa all'individuazione degli assiomi, termine con cui Bacone indica le definizioni circa la natura dei corpi e le leggi che ne regolano le trasformazioni e le relazioni, avviene mediante l'uso del metodo induttivo che, partendo dall'osservazione di casi particolari, procede ad individuare la legge generale.

Questo procedimento che lega tra loro tutti i diversi passaggi del metodo di Bacone, rappresenta per lui lo strumento di conoscenza fondamentale che permette il passaggio dalla semplice osservazione della natura alla sua interpretazione.

Il controllo delle ipotesi avviene mediante gli esperimenti, termine che Bacone usa con un significato molto generale, definendoli istanze, cioè domande poste alla natura perché questa riveli i propri segreti.

Bacone suddivide le istanze in nove classi o tipologie, ma finisce per occuparsi in concreto solo delle istanze di prima classe, le istanze prerogative, interrompendo l'Instauratio Magna per dedicarsi alla Storia naturale e sperimentale, che viene da Bacone considerata uno studio preliminare finalizzato al completamento del suo metodo di ricerca.

Le diverse istanze, concepite quali aiuti per l'intelletto, così come le tavole, sono strumenti finalizzati alla standardizzazione della ricerca, in modo che la ricerca produca un sapere che sia comunicabile e cumulativo e alla portata di ogni ricercatore.

Il gran numero di istanze e la loro complessità viene da Bacone spiegata col fatto che tali istanze sono finalizzate al loro utilizzo nel processo induttivo vero e proprio, cioè al passaggio dall'osservazione sistematica dei fenomeni agli assiomi generali, che rappresentano per il filosofo il momento più problematico del metodo induttivo.

Tra le diverse istanze, particolare importanza hanno le istanze cruciali o esperimenti: esse, infatti, consentono di scegliere in modo univoco tra due ipotesi ugualmente possibili e contrapposte.

Lo stesso Bacone spiega con degli esempi cosa sono tali istanze: se volessimo decidere se il moto delle maree dipenda dall'innalzarsi o dall'abbassarsi del livello dell'acqua in tutti i mari o se dipenda invece da un loro ondeggiare, come fa l'acqua all'interno di un catino, l'istanza cruciale o esperimento risolutivo consisterebbe nel controllare se il fenomeno si presenti contemporaneamente, oppure in modo alternato, sulle due sponde dell'oceano e, successivamente, si dovrà escludere una delle due ipotesi.

Pur riconoscendo in Bacone l'iniziatore delle nuove scienze della natura, sopratutto nel Settecento, come nel caso della chimica o della biologia, in lui permangono ancora alcune concezioni tipiche dell'alchimia rinascimentale, influenza chiaramente distinguibile nelle sue istanze evocanti o citanti: inerenti agli aiuti dati all'intelletto allo scopo di individuare le cause nascoste della natura dei corpi.

Bacone definisce citanti quelle istanze che hanno il compito di far apparire ciò che nei corpi risulta essere invisibile o perché nascosto da altri corpi, o perché troppo piccolo per sollecitare adeguatamente i sensi umani: tra le cause invisibili colloca anche lo spirito, convinto com'è che ogni corpo ne contenga uno. Allo spirito attribuisce la vita di ogni essere o forma di vita, nella convinzione che la vita possa prodursi spontaneamente, come avviene nei fenomeni di putrefazione.

Per Bacone lo spirito rappresenta la struttura di un organismo, in grado di conferirgli unità e organicità. Lo spirito, per Bacone, rappresenta però anche un'entità reale, indagabile dal punto di vista scientifico e ciò lo porta ad indagare fenomeni come la germinazione spontanea e a rifiutare la teoria copernicana, relegando Bacone in una posizione marginale rispetto agli altri filosofi del Seicento.

Rispetto al movimento scientifico dell'epoca, Bacone si differenzia dalle posizioni assunte da Galilei e Newton per due aspetti principali

- Bacone non si preoccupa di individuare dei criteri che gli permettano di circoscrivere i confini della conoscenza scientifica, ritenendo possibile indagare e studiare tutti i fenomeni mediante il proprio metodo senza operare alcuna distinzione tra i vari settori del sapere scientifico;

- inoltre Bacone non attribuisce alcun valore scientifico all'aspetto quantitativo o alla traduzione in termini di relazioni matematiche dei rapporti causali osservati nei fenomeni.

Se per alcuni critici il pensiero di Bacone risulta essere ancora fortemente influenzato dall'alchimia rinascimentale, per altri il suo pensiero risulta essere più moderno di quello di Galilei in quanto maggiormente indirizzato verso un'interpretazione chimica dei fenomeni osservati, piuttosto che fisica come avverrà appunto in Galilei: ecco perché Bacone riscontrerà maggiore interesse e successo tra i pensatori e gli scienziati del Settecento, quando si svilupperanno la chimica, la biologia e l'elettrologia, scienze più vicine alla prospettiva di Bacone, giudicata più feconda e aperta a nuove prospettive, rispetto agli sviluppi del pensiero di Galilei e di Newton.

Bacone comunque si inserisce a pieno titolo all'interno della rivoluzione scientifica: nonostante le diversità di Bacone rispetto a Galilei e a Newton, Bacone condivide con essi la convinzione che la natura sia regolata da leggi necessarie e che la via per scoprirle passi attraverso la natura stessa, mediante l'osservazione sistematica e l'esperimento, in modo da poter individuare i nessi causali che renderanno possibile all'uomo intervenire su tali cause per produrre gli effetti voluti.

Inoltre in Bacone è ferma la convinzione che sia possibile trasformare i corpi, cambiarne le nature, cioè le qualità, conseguenza del suo intento di scoprire la forma delle cose e non i rapporti quantitativi tra i fenomeni.

La prospettiva di ricerca di Bacone, a differenza di quella di Galilei e di Newton, si indirizza prevalentemente verso aspetti qualitativi: lo scopo per Bacone non è quello di comprendere la natura riconducendola a un modello matematico, ma di trasformarla, modificandone la struttura interna, quella che in termini aristotelici, ma con significato molto diverso, Bacone chiama forma.

Pur sottolineando che usa questo termine in quanto inserito nell'uso comune, Bacone non intende questo termine in senso metafisico, ma con un significato molto simile a quello che, in termini moderni, viene definito natura chimica di un corpo.

Bacone, allo scopo di tentare di definire il concetto di forma, usa termini tipicamente rinascimentali come natura, emanazione, potenza e corpo, e non termini tipicamente aristotelici.

Compito della scienza, secondo Bacone, è il tentare di trasformare dei corpi concreti, modificandone la natura entro certi limiti dati. La forma rappresenta, quindi, la struttura di un corpo, anticipando la chimica del prossimo secolo, pur ancora con accenti alchimistici, tipicamente rinascimentali, che può essere modificata per via sperimentale e attinente all'ambito materiale: tale concezione si allontana dunque dalla concezione aristotelica di forma, completamente staccata dalla materia, come appunto aveva sottolineato Aristotele.

Per individuare la forma, Bacone afferma necessario cogliere il processo latente, cioè la causa e le modalità del cambiamento, e lo schematismo latente, cioè la struttura dei corpi in stato di quiete.

Bacone sostiene che entrambe sono latenti, cioè impercettibili e nascoste, e che devono essere individuate mediante la ricerca.

Il processo latente è la legge che regola il divenire delle cose, la causa dei cambiamenti e delle trasformazioni, e deve essere definito in termini concreti: la fermentazione che produce il vino o la lievitazione, e tutto ciò che modifica le proprietà fisiche o chimiche di un corpo, sono esempi di processo latente. Lo schematismo latente, invece, è la struttura dei corpi, paragonabile all'anatomia che, però è visibile e semplice da studiare.

Bacone definisce lo schematismo come la struttura chimica o molecolare della cosa studiata: Bacone parla di schematismo del ferro, in grado di distinguerlo da altri metalli, o dello schematismo di semplici parti di piante e animali: foglia, sangue, ossa e così via.

A dimostrazione di come la concezione della natura in Bacone sia collocata tra la chimica e l'alchimia rinascimentale, Bacone sostiene che l'oro, metallo caratterizzato da nature semplici (giallo, duttile e malleabile, etc.), manipolato da uno studioso che sia in grado di trasferire tali qualità in un corpo diverso, potrebbe mutare il nuovo corpo in oro, trasformandone lo schematismo latente e la natura.


Bacone e la scienza come sistema.


Uno dei requisiti centrali per Bacone del processo di costruzione scientifica è che tale sapere produca una conoscenza che sia confrontabile e verificabile, tramite l'uso delle tavole e degli esperimenti, producendo quindi un sapere che sia cumulativo e sommativo.

Partendo dai risultati ottenuti dalle ricerche svolte in passato, si devono condurre le ricerche future senza dover iniziare ogni volta tutto da zero, rendendo tali ricerche disponibili a chiunque lo desideri e sia in grado di raggiungere, attraverso l'esame delle esperienze particolari, a conoscenze complesse. Per questo motivo Bacone sottolinea il ruolo che devono avere le accademie e le ricerche condotte da più scienziati congiuntamente. Tale esigenza, fortemente sentita dalla società inglese dell'epoca, in cui le accademie rappresentano le istituzioni in cui viene elaborato il nuovo sapere, mentre le università iniziano il loro declino, segna la nascita di diverse accademie nazionali, dalla Royal Society, che nascerà a Londra nel 1645, alla Académie Royale des Sciences, fondata a Parigi nel 1666.

Secondo Bacone per il progresso della scienza è essenziale che le singole ricerche siano ricondotte a un progetto comune, che la scienza venga definita come sistema, all'interno del quale ognuno possa dare il proprio contributo, muovendo da punti di riferimento comuni e da assunzioni generali condivise. Tale esigenza viene espressa chiaramente da Bacone nel saggio intitolato Parasceve ad historia naturalem et experimentalem (ovvero Preparazione alla storia naturale e sperimentale), il saggio che segue il Novum Organum. Il termine di Parasceve indica nella Bibbia il giorno di preparazione al sabato ebraico e viene scelto tale termine da Bacone per indicare che la Instauratio Magna, una volta completata, avrebbe inaugurato non solo una nuova scienza, ma un nuovo modo di intendere la scienza in generale e un nuovo mondo su di essa fondato.

Il progetto che Bacone delinea nella Parasceve è ambizioso: preso atto del fallimento dei sistemi filosofici precedenti, egli sostiene che bisogna ripartire dalla natura e dalla sua osservazione e trasformazione, per ordinare tutto il materiale conoscitivo elaborato nel passato all'interno di un progetto unitario che deve fungere da punto di partenza per quello che sarà raccolto nel futuro.

Bacone, quindi, vuole raccogliere il sapere umano, elaborato sino alla sua epoca, all'interno di una grande enciclopedia delle scienze e delle tecniche a cui ogni ricercatore può dare il proprio contributo, importante in misura variabile, ma sempre utilizzabile dagli altri.

Da tale integrazione dell'apporto dei vari scienziati, Bacone si attende una graduale maggiore integrazione dei dati generali che porteranno, nei vari ambiti scientifici, a formulare un numero maggiore di leggi generali. Da tutto ciò ne consegue che l'elaborazione tecnica non deve mai, però, precedere i fatti, ma fondarsi su analisi ampie e articolate delle descrizioni dei fenomeni osservati, che devono essere raccolte mediante criteri omogenei.

A questo proposito Bacone pone l'enciclopedia del sapere quale fondamento dell'ampio lavoro  condotto e utilizzato da ricercatori e scienziati dei diversi paesi, lungo l'arco di diverse generazioni.

Bacone descrive così una «storia naturale e sperimentale», considerata da lui la parte più difficile e importante della scienza, che dovrebbe semplificare l'investivazione della natura e delle altre scienze, riducendola ad un intervallo temporale di pochi anni. Poiché essa rappresenta il fondamento di ogni scienza, viene da Bacone denominata «storia madre».

Bacone, quindi, suddivide l'enciclopedia in settori e articolazioni in grado di rappresentare tutti i fatti e gli esperimenti osservati, in modo ordinato, per ciascun ambito scientifico.

Oltre l'aspetto metodologico, tale progetto risulta essere importante perché ridefinisce gli oggetti del sapere scientifico: al suo interno non vi è alcuno spazio per la metafisica, per la teologia, o per le teorie di anima e di sostanza: l'enciclopedia di Bacone vuole essere un modello di articolazione laica del sapere che gli Illuministi prenderanno a modello, considerando Bacone il padre di tale nuovo sapere. La suddivisione proposta da Bacone prevede la distinzione tra eventi o specie naturali, quelli prodotti dalla natura senza il concorso dell'uomo, le generazioni irregolari o mostri, cioè le produzioni naturali, ma non conformi alla specie, e le cose artificiali, cioè i prodotti delle arti, cioè dell'azione dell'uomo che modifica la natura o che crea nuove realtà. Bacone sottolinea come queste ultime siano particolarmente importanti in quanto indicano in concreto le difficoltà e i problemi incontrati dall'uomo nel suo imporsi alla natura, mostrando le caratteristiche dei fenomeni con l'evidenza immediata degli esperimenti e dell'applicazione concreta: la storia delle diverse arti o tecniche, quali ad es. la chimica o l'agricoltura, dovranno occupare uno spazio maggiore all'interno dell'enciclopedia delle scienze e del sapere.

Di tali storie da ricostruire, Bacone stesso fornisce un lungo elenco, che riguarda sia gli ambiti del mondo naturale, sia quelli inerenti il mondo artificiale, individuando centotrenta campi di ricerca, divisi in quattro sezioni: storia del cielo che comprende la meteorologia, l'astronomia, la storia dei moti della terra e del mare, etc.; la storia delle grandi masse che comprende l'indagine inerente i quattro elementi naturali (aria, acqua, terra e fuoco), le storie delle specie naturali (minerali, piante e animali), e infine la storia dell'uomo. Quest'ultima è la sezione più ricca che va dalla storia dell'anatomia e della fisiologia a quella della medicina e della chirurgia, dalla storia degli affetti a quella delle facoltà intellettuali, comprendendo anche la storia delle arti, suddivise in circa trenta ambiti diversi, includendo l'agricoltura e la pastorizia, la lavorazione dell'oro e della lana, quella del vimini e della cera, l'arte del cavalcare e l'arte dei giochi.

Bacone è fortemente convinto che, una volta che la scienza si sia sviluppata mediante il metodo da lui proposto nel Novum Organum e sia stata organizzata secondo il suo progetto di enciclopedia, essa darà all'uomo il dominio sulla natura e che offrirà un contributo duraturo e decisivo al progresso e alla felicità di tutti gli uomini.

È proprio tale convinzione che spinge Bacone a scrivere l'opera utopistica intitolata La Nuova Atlantide, che verrà pubblicata postuma nel 1627. Secondo Bacone la scienza acquista un senso soltanto se garantisce il progresso umano e il miglioramento delle condizioni di vita dell'uomo: il sapere secondo Bacone ha finalità squisitamente pratiche e, anche per questo aspetto che lega la scienza all'idea di progresso e della scienza al servizio del crescente benessere dell'umanità, Bacone costituirà il modello di ispirazione degli enciclopedici illuministi del Settecento.

Nel saggio intitolato Dignità e progresso della scienza, del 1623, Bacone rielabora e riprende il suo progetto di enciclopedia del sapere scientifico, parafrasando un suo saggio precedente intitolato Dignità e progresso del sapere del 1605, a sottolineare come la questione della riorganizzazione del sapere, affrontato da prospettive diverse, rappresenta per Bacone la questione centrale del suo pensiero: in questo saggio egli propone un criterio di organizzazione più ampio, non più limitato al solo ambito scientifico, ma che raccolga e ordini tutti gli ambiti diversi di conoscenza. Nelle successive riedizioni della Instauratio Magna del 1623, la Dignità e progresso del sapere costituirà la prima parte, seguita dal Novum Organum e dalla Parasceve, delineando così un percorso di conoscenza che, partendo da una definizione organica del sapere in generale, affronta poi il problema del metodo scientifico, suggerendo infine un ampio progetto di ricerca che affronti in modo esaustivo lo studio dei diversi ambiti della natura. Se è sicuramente vero che le ultime due parti della sua opera risultano essere quelle più rappresentative dell'attività e del pensiero dell'Autore, tuttavia risulta essere particolarmente significativo il suo intento di svilupparle all'interno di una prospettiva organica di ridefinizione dell'intero sapere.

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