Lezione 8 - Galileo Galilei: vita e opere.
Classi 4°A/B/C Linguistico - Lez. 8
Galileo Galilei: sensate esperienze e certe dimostrazioni.
Vita e opere
Galileo Galilei nasce a Pisa nel 1564 e frequenta in un primo tempo lo studio di medicina, orientandosi ben presto verso la matematica, che studia a Firenze. Dopo la laurea torna a Pisa e insegna all'Università per tre anni, occupandosi in quegli anni sopratutto dello studio del movimento. Nel 1592 gli viene affidata la cattedra di Matematica presso l'Università di Padova. Questi sono gli anni che Galileo dedica sopratutto alle osservazioni astronomiche mediante l'uso del cannocchiale e che si concludono con l'opera intitolata Sidereus Nuncius, pubblicata nel 1610, anno in cui Galileo si trasferisce a Firenze con l'incarico di matematico di corte su richiesta di Cosimo II de' Medici. Nel 1616 la Chiesa condanna la teoria copernicana e convoca Galileo per assistere al processo, ma non in veste di imputato e, in tale occasione, gli impone di non continuare più i suoi studi in questa direzione. Il verbale della seduta in cui Galileo si impegna a non continuare le sue ricerche astronomiche e ad abbandonare la teoria copernicana verrà usato nel 1633 contro lo stesso Galileo. In tale verbale in realtà non contiene né la firma del Cardinale Bellarmino che aveva presieduto la seduta, né tanto meno la firma di Galileo che 1633 negherà di aver ricevuto una simile ammonizione. Gli storici sostengono, infatti, che tale verbale possa essere stato redatto successivamente, poco prima dello stesso processo contro Galileo.
Nel 1618 l'interesse per l'astronomia si riaccende a causa della comparsa di alcune comete e, dalla polemica tra Galileo e don Orazio Grassi circa la natura delle comete, nasce l'opera Il Saggiatore nel 1623. Galileo prosegue intanto le proprie osservazioni astronomiche riassumendole in quella che è considerata la sua opera maggiore, il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, pubblicata nel 1632, in cui Galileo difende la teoria copernicana e risolve il problema del movimento della Terra che era stata l'obiezione più importante contro la teoria da parte degli oppositori. Nonostante in un primo momento il Dialogo superi la censura, ottenendo l'imprimatur, cioé l'autorizzazione da parte della Chiesa ad essere pubblicata, grazie ad una prefazione molto prudente indirizzata "al discreto lettore molto prudente", dopo pochi mesi però il libro viene posto sotto accusa e Galileo viene convocato a Roma dal Tribunale dell'Inquisizione e sottoposto a processo.
Le sue tesi astronomiche vengono considerate eretiche e, solo accettando di pronunciare un'abiura con la quale rinnega tutte le proprie teorie scientifiche, può aver salva la vita Il processo si conclude con la condanna al carcere a vita che sarà poi trasformata nel domicilio coatto, cioé obbligato, nella propria villa di Arcetri, vicino a Firenze, dove Galileo viene sottoposto ad una stretta sorveglianza e dove gli viene negato il permesso di continuare a fare ricerche e di pubblicare altri libri.
Galileo riuscirà comunque a continuare la propria attività di ricerca affidando ad un amico il manoscritto di una nuova opera intitolata Discorso e dimostrazione sopra due nuove scienze che sará pubblicato in Olanda nel 1638. Galileo muore nel 1642 presso la sua villa ad Arcetri che non lascerà più sino a tale data.
Le osservazioni astronomiche.
La teoria di Copernico era stata inizialmente presentata nella prefazione di Osiander come una semplice ipotesi matematica che avrebbe dovuto semplificare i calcoli e non come la descrizione vera dell'universo. Inoltre all'epoca mancava la possibilità di sostenere tale teoria con prove ed osservazioni, mentre i diversi movimenti della Terra che occorreva presupporre per conciliarla con i dati di osservazione, la rendevano troppo lontana dal senso comune. Le osservazioni rese possibili dal cannocchiale, perfezionato da Galileo e usato come telescopio, incominciano a fornire prove osservative all'ipotesi copernicana, facendola diventare una teoria astronomica e fisica e non soltanto un modello teorico per semplificare il calcolo delle orbite. Le nuove osservazioni vengono esposte da Galileo in una delle sue opere principali, il Sidereus Nuncius, pubblicato al termine del periodo padovano nel 1610. In quest'opera vengono descritti importanti fenomeni celesti resi visibili dal nuovo strumento ottico, che demoliscono alcuni dei presupposti del sistema aristotelico-tolemaico, sostenendo contemporaneamente la teoria copernicana. Il cannocchiale permette di vedere un numero di stelle molto superiore a quello precedentemente osservabile, rendendo evidente che non si trovano sullo stesso piano e dilatando enormemente le dimensioni dell'universo. Viene meno la concezione delle stelle fisse, secondo la quale tutte le stelle occupavano una stessa sfera che segnava i limiti dell'universo. Galileo non afferma ancora che l'universo è infinito ( come invece avevano affermato in ambito filosofico Cusano e Giordano Bruno, e solo a partire da Newton lo si riconoscerà anche in ambito astronomico), ma apre la strada a questa ipotesi.
La superficie della Luna, vista al telescopio, appare in dettaglio e se ne possono vedere le irregolarità, percepire le valli e le montagne, e la Luna appare simile alla superficie terrestre. Cade così un altro principio fondamentale del vecchio sistema del mondo: il dualismo, la separazione tra mondo sublunare e mondo celeste, il primo imperfetto e soggetto al divenire, il secondo formato da una sola sostanza, l'etere, e quindi eterno e immutabile, dato che il cambiamento era riferito alla diversa aggregazione degli elementi. Il telescopio rende visibili anche le fasi di Venere, osservate e descritte in modo dettagliato da Galileo. Esse risultano incomprensibili secondo il vecchio modello tradizionale, mentre dimostrano il moto di rivoluzione del pianeta intorno al Sole, come previsto dal sistema copernicano. La scoperta che Galileo considera come più importante riguarda i satelliti di Giove, le stelle medicee, in onore dei Medici che lo avevano invitato a Firenze come astronomo di corte, individuati in seguito a ripetute osservazioni, puntualmente documentate nel Sidereus Nuncius da una serie di disegni. Giove viene così a rappresentare quasi un modello del sistema solare, mostrando l'esistenza di corpi celesti che ruotano intorno ad altri, distruggendo così definitivamente la teoria delle sfere cristalline già messa in discussione dalle osservazioni di Thyco Brahe sulle comete. La teoria copernicana era guardata con sospetto dalla Chiesa perché in contrasto con alcuni passi della Bibbia. Fino a quel momento non c'era ancora stata una condanna esplicita della Chiesa, proprio perché era stata presentata come una semplice ipotesi matematica, ma le osservazioni di Galileo, che le davano una consistenza fisica, indussero ben presto le autorità ecclesiastiche ad aprire un vero processo che, celebrato nel 1616, era contro il copernicanesimo e non contro Galileo, che venne però invitato e al quale fu richiesto il solenne impegno di non sostenere in futuro questa teoria. Si apriva così un contrasto radicale tra la visione scientifica e quella religiosa dell'universo che porterà nel 1633 alla condanna di Galileo e al suo isolamento ad Arcetri.
Ragione, esperienza e fede.
Galileo è un uomo di fede, oltre che di scienza. È un cattolico convinto, amico di sacerdoti e di cardinali, tra i quali Maffeo Barberini, che sarà eletto Papa dal 1623 al 1644 (quando Galileo sarà condannato), con il nome di Urbano VIII. Galileo è profondamente convinto che tra la parola di Dio, la Bibblia, e la ragione non può esserci conflitto, perché anche la ragione é stata data all'uomo da Dio per conoscere il mondo da Lui creato. La Bibbia é sì parola divina, ma si rivolge a uomini di un determinato periodo storico, in cui ci sono determinate conoscenze sulla natura. Lo scopo della Bibbia é l'insegnamento morale, non quello scientifico. Le affermazioni sulla natura in esso contenute non vanno perciò prese alla lettera, perché Dio doveva necessariamente adattare la Sua parola alla mentalità degli uomini dell'epoca. Se quindi nella Bibbia é scritto che Giosuè esclamò "Fermati o Sole" o se in altri passi si legge che la Terra é ferma, queste frasi secondo Galileo non devono essere intese nel loro significato astronomico. In una celebre lettera al padre benedettino Castelli, Galileo sottolinea che le Sacre Scritture e la natura procedono entrambe da Dio, ma le prime hanno dovuto adattarsi all'intendimento degli uomini, mentre la seconda procede necessariamente secondo il proprio corso. Quindi, conclude, "quello de gli effetti naturali che o la sensata esperienza ci pone innanzi agli occhi o le necessarie dimostrazioni cinconcludono, non debba in conto alcuno esser revocato in dubbio per luoghi della Scrittura ch'avesser nelle parole diverso sembiante poi che non ogni detto della Scrittura é legato ad obblighi cosí severi com'ogni effetto di natura" (Lettera a don Benedetto Castelli).
Galileo sottolinea con forza l'indipendenza della scienza dalla religione, ritenendo che nella prima si debba procedere sulla base delle esperienze compiute con i sensi (sensata esperienza) e del ragionamento (certe dimostrazioni). Nonostante l'ammonimento del 1616, Galileo prosegue quindi le sue ricerche astronomiche facendo propria la teoria copernicana e producendo nel 1632 la sua opera più importante, il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano. Dal confronto tra i due massimi sistemi emerge con chiarezza la superiorità del secondo. La pubblicazione di quest'opera determinerà il processo e la condanna da parte del Tribunale dell'Inquisizione.
La Chiesa contro Galilei.
L'opera principale di Copernico, il De revolutionibus orbium caelestium, viene pubblicata nel 1543, senza suscitare particolari reazioni, né condanne da parte della Chiesa romana. Ciò é dovuto a una serie di motivazioni: l'opera é preceduta da una prefazione, che pareva scritta dallo stesso Copernico, del teologo protestante tedesco Andreas Osiander (1498-1552), in cui la nuova teoria viene presentata come un modello matematico per semplificare i calcoli e non come la descrizione dell'universo; inoltre la Chiesa in quegli anni é impegnata nel confronto con il luteranesimo e considera probabilmente marginale la questione. Il processo a Copernico invece viene celebrato nel 1516, ad oltre settant'anni dalla sua morte, quando la situazione é profondamente cambiata, sia per l'influenza esercitata nel frattempo dalla teoria copernicana, sia rispetto alle mutate condizioni storiche. Galileo infatti aveva ripreso la teoria di Copernico sostenendola con osservazioni astronomiche che aveva esposto nel Sidereus Nuncius del 1610. L'ipotesi matematica era diventata la descrizione fisica dell'universo. Il processo del 1616 intentato dalla Chiesa contro Copernico, é diretto sopratutto contro Galilei che viene infatti diffidato dal continuare le sue ricerche su questo argomento. Galileo continua però a lavorare alla dimostrazione del sistema copernicano e ritiene addirittura di averne trovato la prova definitiva nel moto delle maree. Nel 1624 Galileo progetta un'opera dal titolo Dialogo sopra il flusso e il reflusso delle maree, destinata a dimostrare che il moto delle maree prova il moto di rotazione della Terra. Si tratta ovviamente di un errore, come gli fa notare Keplero in una dura polemica epistolare, ma Galileo ne é talmente convinto che dedica l'intera Quarta giornata della sua opera principale, il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano del 1632 alla discussione di questa tesi. Nonostante Galilei dichiari una presunta neutralità nell'esposizione dei due sistemi, l'intera opera é una difesa e una dimostrazione del copernicanesimo, più efficace nelle prime tre giornate che in quella conclusiva, ed é denunciata come tale dai gesuiti. La rotazione della Terra e l'eliocentrismo erano incompatibili con alcune affermazioni delle Scritture e quindi l'opera di Galileo, che forniva prove fisiche del copernicanesimo, viene condannata solennemente con il processo del 1633.
Dal punto di vista storico questi sono gli anni del periodo più acceso della Controriforma. Il 17 febbraio del 1600 Giordano Bruno era stato arso sul rogo. Tommaso Campanella rimane in carcere fino al 1626 e significativamente proprio nel 1616, l'anno del processo a Copernico, scrive una difesa appassionata di Galileo, intitolata Apologia pro Galileo. L'Europa sta combattendo la sua ultima di religione, la Guerra deiTrent'anni (1618/1648) e solo alla fine di questo lungo conflitto comincerà ad affermarsi uno spirito laico. Il Papa Urbano VIII, al secolo Maffeo Barberini, eletto nel 1623, nonostante dimostri una certa tolleranza (aveva disposto la scarcerazione di Campanella) e un atteggiamento benevolo nei confronti di Galilei, non può opporsi alle pressioni dei gesuiti e della sua stessa corte di cardinali. La condanna di Galilei, che ha origine da questo preciso contesto storico e culturale, rimane nei secoli successivi. Soltanto il 31 Ottobre del 1992 il Papa Giovanni Paolo II riabiliterà lo scienziato, dopo un'istruttoria durata oltre dieci anni, ad opera di una commissione istituita dallo stesso pontefice il 10 novembre 1979.
La nuova immagine del cosmo.
La prima giornata del Dialogo sopra i due massimi sistemi è interamente dedicata alla critica del sistema tolemaico, che verrà ripresa e approfondita anche nella terza giornata. Prima ancora di entrare nel merito dei problemi legati al moto della Terra, affrontati nella seconda giornata. Galileo sostiene che se i cieli fossero davvero immutabili non sarebbero affatto perfetti: la nobiltà della Terra deriva proprio da ciò che gli aristotelici considerano come una imperfezione cioè dal cambiamento che significa vita, generazione, nascita e morte. Galileo sostiene che se i cieli fossero davvero immutabili, sarebbero sterili e inutili, come diamanti perfetti, ma privi di vita. Se non fosse che i diamanti sono scarsi e le terre abbondanti, i primi non sarebbero oggetti di valore e dovremo considerare il fango e la terra da dove nasce la vita, molto più preziosi rispetto a semplici pietre da cui non nasce nulla. La visione aristotelica del mondo presenta poi, secondo Galileo, un'altra evidente contraddizione: da un lato considera la Terra imperfetta e inferiore rispetto ai cieli, ma dall'altro considera tutti i corpi celesti come creati da Dio in funzione degli uomini e quindi della stessa Terra. Nel momento in cui svalutano la Terra, non cogliendo l'importanza del divenire e della vita, gli aristotelici affermano con grande presunzione che l'intero universo é finalizzato all'uomo.
Galileo non nega la provvidenza divina, ma considera sbagliato spiegare l'universo in funzione dell'uomo. Per chiarire la sua posizione Galileo ricorre ad un esempio: come ogni acino che compone un grappolo d'uva riceve il calore del sole per maturare, ma non può pensare di ricevere il calore solare soltanto lui, così anche l'uomo non può pensare che Dio si occupi esclusivamente di lui e della sua salvezza, né pretendere che tutto l'universo sia stato creato per lui. La scoperta di nuovi corpi celesti come i pianeti di Giove e migliaia di altre stelle grazie alle nuove osservazioni astronomiche che l'uomo non conosceva prima e che per lui non hanno alcuna utilità, dimostra che l'universo non esiste in funzione dell'uomo.Secondo Galileo quindi la Terra acquista valore proprio per il divenire e la vita, fattori considerati di imperfezione dagli aristotelici, mentre l'ampliarsi del cosmo porta al superamento della interpretazione teleologica o finalistica. L'uomo quindi deve, per Galileo, capire come funziona l'universo, superando la visione antropocentrica che vorrebbe spiegare ogni fenomeno finalizzato all'utilità dell'uomo.